Disobbedire come atto politico


Con il termine disobbedienza qui ci riferiamo a quegli episodi in cui le donne hanno agito in contrasto con le leggi fasciste o nazionalsocialiste.
Un esempio è rappresentato dai gesti di solidarietà reciproca tra donne, anche se apparentemente “appartenenti a fazioni opposte”. Durante la guerra, atti di aiuto e supporto tra persone, al di là delle differenze politiche, costituiscono una forma di disallineamento rispetto al controllo del regime/dei regimi, che imponevano una rigida divisione tra fascisti e antifascisti, e nazionalisocialisti e antinazisti. Attraverso il controllo capillare della vita quotidiana, i regimi totalitari miravano ad impedire anche i  più semplici gesti di umanità.
La filosofa politica Hannah Arendt sostiene che il totalitarismo puntasse a rendere gli uomini incapaci di pensare.Ecco allora che anche decidere di offrire cibo, acqua o medicine ad una persona perseguita dal regime significava in qualche modo opporsi a questa disumanizzazione. Sebbene tali atti non possano essere categorizzati sotto il termine "resistenza", nemmeno possono essere visti come conformità al regime: si collocano in uno spazio intermedio, tra la resistenza e l’adattamento forzato al potere.
 

Collegamenti

Luisa Zwerger Leoni

Insegnare la disobbedienza

Anna Grüner

Disobbendienza quotidiana nel sottocampo di Certosa-Senales

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