"Si vorrà comprendere la mia convulsa narrazione. Quella mia stremante esperienza, se mi ha limitato una più esauriente memoria, non mi ha mai negato una dedizione morale." [1]
Nella Mascagni nacque a Villalvernia (Alessandria) il 18 settembre 1921. Si trasferì con la famiglia a Bolzano quando il padre, ferroviere antifascista, venne assegnato alle Ferrovie del capoluogo altoatesino. Nel 1940, dopo essersi diplomata alle magistrali, si iscrisse alla facoltà di magistero a Torino, ma dovette interrompere gli studi a causa dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale.
Tra il 1943 e il 1945, entrò nella Resistenza come staffetta partigiana in Val di Fiemme (TN). Arrestata dalla Gestapo il 29 novembre 1944 a Cavalese, fu torturata e rilasciata poco prima di natale. Poco dopo, nel febbraio 1945, venne catturata nuovamente e internata nel campo di Bolzano.
Li fu identificata con il numero 10599 e svolse il ruolo di scopina del "blocco celle", riuscendo a trasmettere messaggi della Resistenza agli altri membri del Comitato clandestino.
Dopo la guerra, sposata con Andrea Mascagni, insegnò nelle scuole della provincia di Bolzano ed è stata per anni, nonostante le difficoltà fisiche causate dalla deportazione, un'attiva protagonista nell'ANED e presidente della Sezione ANPI della provincia.